Spalla dolorosa e tendinopatie: aghi che liberano il movimento

La spalla è un capolavoro di ingegneria biologica: grande mobilità, stabilità dinamica, fine coordinazione neuromuscolare. Il rovescio della medaglia è l’elevata vulnerabilità a dolore e disfunzione, soprattutto nelle tendinopatie della cuffia dei rotatori (sovraspinato, sottospinato, piccolo rotondo, sottoscapolare) e nelle sindromi da conflitto subacromiale. In ambito clinico, l’obiettivo non è semplicemente “spegnere” il dolore, ma ripristinare un movimento efficiente e indolore. In questa cornice, l’agopuntura si è ritagliata uno spazio crescente come co-intervento evidence-informed per ridurre nocicezione, migliorare la funzionalità e accelerare la riabilitazione.

AGOPUNTURA PER DISTURBI SPECIFICI

Francesco Giombini

10/1/20253 min read

dolore spalla, tendinopatia, agopuntura, giubiasco
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Epidemiologia clinica e impatto funzionale

Il dolore di spalla è tra le cause più comuni di consulto muscoloscheletrico. Le tendinopatie della cuffia sono responsabili di una quota sostanziale dei casi, con impatto su sonno, performance lavorativa e sportiva. Il decorso clinico è eterogeneo: episodi autolimitanti, recidive, cronicizzazione con deficit di forza e ridotta elevazione/rotazione. Intercettare precocemente i meccanismi di persistenza del dolore—sensibilizzazione periferica/centrale, disfunzioni scapolo-omerali, trigger miofasciali—consente strategie mirate e integrative.

Linee di trattamento: multidisciplinarità concreta

Il management evidence-based combina educazione, modulazione del carico, esercizio terapeutico (forza/controllo scapolare, eccentrico-isometrico tendineo, mobilità capsulare), terapia manuale, analgesia ragionata e, quando indicato, infiltrazioni o chirurgia. L’agopuntura si colloca come intervento aggiuntivo in tre scenari tipici: 1) fase algica acuta/subacuta per ridurre dolore e facilitare l’adesione al movimento; 2) cronicizzazione con iperalgesia e trigger point; 3) riabilitazione post-operatoria (p.es. riparazione della cuffia).

Perché gli aghi? Meccanismi d’azione rilevanti

L’agopuntura modula reti neuro-immuno-endocrine con effetti locali e centrali:

  • Analgesia neurogena (inibizione segmento-specifica, attivazione discendente, rilascio di endorfine, encefaline e adenosina).

  • Rimodulazione miofasciale (rilascio dei trigger, riduzione di spasmo/inibizione, normalizzazione del tono).

  • Miglioramento microcircolatorio (vasodilatazione locale, drenaggio di mediatori algogeni).

  • Neuromodulazione sensori-motoria (riorganizzazione corticale, miglior controllo scapolare).

Integrazione con la fisioterapia: la “finestra” sul movimento

L’effetto analgesico e antinocicettivo degli aghi crea una finestra di opportunità per caricare il tendine nel range terapeutico e riapprendere schemi scapolo-omerali efficienti. Le meta-analisi suggeriscono che la combinazione con esercizio migliora gli esiti rispetto ai singoli interventi, soprattutto nel breve periodo. L’equipe (medico, fisioterapista, agopuntore) deve concordare progressioni chiare: isometrie analgesiche, eccentrico controllato, rinforzo dei rotatori esterni, stabilità scapolare, mobilità capsulare selettiva.

Quanto dura il ciclo? E quando aspettarsi i risultati

L’agopuntura ha un effetto cumulativo: ogni seduta costruisce progressivamente il beneficio, aggiungendo una percentuale di miglioramento.

Sequenza terapeutica ottimale:


10–12 sedute con cadenza settimanale
Obiettivo: ridurre il dolore, modulare l’infiammazione e “aprire” la finestra al movimento, permettendo al paziente di avviare con più facilità il lavoro riabilitativo ed esercizio-terapeutico.

Poi 5–7 sedute, una seduta ogni 2 settimane
Obiettivo: mantenere l’analgesia, gestire i trigger recidivanti e sostenere la progressione del carico muscolare e tendineo, evitando ricadute.

Infine 1 seduta ogni 3 settimane o 1 al mese
Obiettivo: stabilizzare i risultati, prevenire flare-up o recidive, supportare l’adattamento nei periodi di maggior carico sportivo o lavorativo.

📌 Nota clinica: le curve di risposta dipendono da durata e severità dei sintomi, aderenza al protocollo e comorbilità. Le meta-analisi confermano un miglioramento soprattutto nel breve-medio termine; il mantenimento a lungo termine si consolida solo se il paziente affianca esercizio terapeutico e corretta gestione del carico.

Conclusioni: liberare il movimento, con intelligenza clinica

Nel trattamento della spalla dolorosa e delle tendinopatie, l’agopuntura rappresenta uno strumento efficace per ridurre il dolore, facilitare l’esercizio e accelerare il recupero funzionale, soprattutto nelle prime 12 settimane. L’efficacia cresce quando gli aghi sono integrati in un programma strutturato di riabilitazione, educazione e gestione del carico, con obiettivi misurabili e progressioni chiare. In una medicina che valorizza esiti, sicurezza e costi, gli aghi diventano leve pratiche per “liberare il movimento” e restituire alla spalla la sua intelligenza biomeccanica.

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